30 LUGLIO – TUNISI – HAMMAMET (الحمامات , al Ḥmāmāt, al Ḥammāmāt)

Poiché siamo in vacanza, perdiamo facilmente conto dei giorni, e così solo al risveglio ci rendiamo conto che oggi è domenica! Ma i souq saranno aperti o ci capiterà la stessa cosa del Kapalı Çarşı di İstanbul? Lasciamo il pensiero per il pomeriggio, perché la prima tappa è l’importantissimo Museo del Bardo, che racchiude i bellissimi mosaici che decoravano le ville romane trovate nei vari siti archeologici da noi visitati nei giorni precedenti. Raggiungiamo facilmente, con il Métro Léger, il bel palazzo commissionato dal sultano hafsida Al-Mustansir (1249-1277), e bastano pochi passi per vedere il cortile d’accesso pieno zeppo di corriere: ahi ahi ahi, qui non siamo né a Cartagine né a Dougga... qui l’orda assassina dei tour organizzati ci sopraffarà sicuramente!
In effetti, poco dopo aver varcato l’ingresso, una babele di lingue ci conferma che per vedere qualcosa bisognerà mettersi in coda oppure intrufolarsi tra la folla che scatta le foto alle vetrinette usando il flash(!), ma le 35 stanze disposte su tre piani sono tutte interessanti, e vale la pena compiere questo sforzo sovraumano.
Ecco le cose più interessanti che abbiamo visitato:

PIANO TERRA


- Sala 1: da non perdere l’Hermaion di El Guettar, il primo edificio religioso al mondo (vi ricordate la storia dei Capsiani?);

- Sala 2: Bellissima statua Tanit, che a me ricorda la dea egiziana Sekhmet;

- Sala 4: Indimenticabili, nella sala punica, le ceramiche a forma di viso irritato e la lampada in terracotta a forma di testa umana!

- Corridoio B: Stele;

- Sala 5: Fonte battesimale a forma di croce e mosaico di chiesa protocristiana;

- Scalinata: mosaici funerari cristiani che indicano quanto visse una certa persona spingendosi sino al numero delle ore;

- Museo islamico: non tanto interessante per le opere che espone, quanto per la sua architettura ed i colori delle volte

- Sale 10, 11, 12, 13, 14, 15, 27, 28: bellissimi mosaici, tra cui davvero notevolissimi sono ad esempio, il Trionfo di Nettuno, un nuotatore divorato da un mostro marino, Orfeo che incanta le fiere, Virgilio, Ulisse con le sirene, il labirinto di Teseo ed altri;

SECONDO PIANO


- Sala 29: da non perdere la statua di Ercole ubriaco!


Il museo ci impegna per tutta la mattinata, e ci sembra quindi un’ottima cosa quella di partire con il giro della medina di Tunisi da un interessante café citato dalla nostra guida. Purtroppo però, un’amara sorpresa ci aspetta: domenica, tutti i souq ed i café della medina sono chiusi e la zona è praticamente deserta. Torniamo quindi sui nostri passi cercando un qualche bar aperto, sino ad uscire dalla medina stessa e terminare la nostra ricerca in Avenue de France, dove ci saziamo con dei sandwich (beh, questa sarebbe la parola, ma i tunisini non devono avere molta dimestichezza con l’inglese, per cui abbiamo trovato: sandwishes [desideri di sabbia], sandwitch [strega di sabbia], sand which [quale sabbia?], sandwichs [beh, accettabile: è la “traduzione” in francese, l’abbiamo vista anche a Parigi]).
Rifocillatici un po’, sotto un caldo bestiale riprendiamo il nostro giro seguendo l’”itinerario a piedi” consigliato dalla guida. Poiché è tutto chiuso, vediamo solo la facciata esterna della Moschea Zitouna, poi passiamo di fianco alla medersa coranica, e, come da indicazioni della guida, alla fine di rue el-Khomsa giriamo a destra. Poco dopo, però, le descrizioni non combaciano più, e purtroppo nella cartina non sono segnati i nomi delle vie che vediamo lungo il percorso! Sicuramente abbiamo sbagliato, ma dove? Nel silenzio più assoluto, nella semi oscurità del tunnel della medina, cerchiamo di tornare sui nostri passi fino a ritrovare, finalmente, il bandolo della matassa! In realtà, alla fine di rue el-Khomsa bisognava girare a sinistra, non a destra! Proseguiamo il nostro giro, ritornando in superficie per ammirare il mausoleo husseinita Tourbet el-Bey. Ci perdiamo di nuovo, questa volta per poco, poi passiamo di fianco alla casa dove nacque Ibn Khaldoun e veniamo circondati da quattro bambini che hanno un walkman in mano; ce lo avvicinano all’orecchio, saltandoci intorno, in modo da farci sentire il suono di un orgasmo femminile. Tutti esaltati, urlano alla Jenny: “Madame, qu’est ce que c’est? C’est sex!”.
Ci ributtiamo nei cunicoli coperti per entrare in souq el-Berka, da cui, ad un certo punto, si dovrebbe girare a destra. Cerca qui, cerca là, la via indicata dalla guida non compare; strani tipi intanto camminano in solitario, ed uno addirittura dorme pacifico in mezzo al passaggio! Certo, se qualcuno avesse delle cattive intenzioni nei nostri confronti, saremmo proprio spacciati! Nella penombra, senza via d’uscita, senza nessuno che ci dia una mano, cosa potremmo fare? La Jenny infatti inizia a dare segni di preoccupazione, per cui torniamo indietro abbandonando il percorso e cercando solo di “riveder le stelle”, come scriveva un grande. Sbuchiamo proprio dove ci voleva portare il libro, in place du Gouvernement, a fianco del palazzo del primo ministro. C’è vita, ci sono suoni, turisti, sole, caldo ed è strano pensare che pochi passi dietro di noi esiste un mondo completamente diverso, quasi pericoloso, buio, silenzioso. Tunisi affascina anche per questo!
Riusciamo a vedere ancora un palazzo ed il minareto ottomano della moschea Hamuda Paşa prima che la Jenny venga sopraffatta da venditori, strade piccole, voci arabe e così abbandoniamo la medina, a giro comunque ultimato, con il rimpianto di non aver potuto cogliere il vero senso della vita dei souq, ma anche con il ricordo di una visita sicuramente diversa da tutte le immagini turistiche!
Riposiamo la mente in Avenue de France, sorseggiandoci una bella spremuta d’arancia in compagnia di qualche panino: abbiamo un po’ di tempo prima del treno delle 20:50 che ci porterà ad Hammamet (i bagni, in arabo), e così possiamo salutare la città con calma.

PARTENZA PER HAMMAMET

Il treno, pieno zeppo, è in orario, anche se i nostri posti numerati sono già occupati da altre persone. Senza fare troppe storie, troviamo comunque due posti liberi e partiamo senza altri intoppi fino a Bir Bou Regba (بئر بو رقبة , bīʾr bū rqbh, bīʾr bū raqbah). Ma non dovevamo andare ad Hammamet? Certo, ma ovviamente non esiste una linea diretta, né molte coincidenze, quindi ci fermiamo nel posto più utile possibile, a circa 4km dalla nostra meta. Fortunatamente, nonostante il posto sembri assolutamente deserto, dal nulla compare un taxi e in breve tempo arriviamo alla nostra destinazione, l’Hôtel Fourati. Siamo più che convinti che le nostre avventure siano terminate e già ci vediamo spaparanzati in spiaggia quando ci rendiamo conto che è qui che inizierà la nostra avventura più grande! Alla reception quasi non capiscono chi siamo e da dove veniamo, dato che ci presentiamo da soli (fatto evidentemente insolito). Ci fanno lasciare le valigie, ci portano a mangiare nonostante sia tardissimo ed il piatto che ci consegnano è un misto di pizzette, pasta, pesce dall’odore poco gradevole, verdure fredde e patate. Lasciamo quasi tutto sul piatto, torniamo alla reception dove ci attende un ragazzo che, sbuffando palesemente, ci prende le valigie e ci porta nella stanza 104.
Dopo aver dato una rapida occhiata alle scarse rifiniture, mi sdraio sul letto ed una molla mi si pianta nella schiena! Ammazza ragazzi, è l’hotel dove paghiamo di più in assoluto ma nemmeno a Monastir c’era capitata una situazione del genere!
Siamo stanchi, ed andiamo a dormire. Domani esploreremo meglio questo strano mondo dal nome Fourati.

Tourbet el Bey