BREVE STORIA DELLA TUNISIA

Dobbiamo risalire sino al Paleolitico per trovare i primissimi abitanti di una Tunisia completamente diversa da quella che conosciamo oggi (il deserto infatti non solo non esisteva, ma era una terra fertile e rigogliosa); successivamente, arrivano i Capsiani, ed è proprio a Gafsa, la capitale di questo popolo nei dintorni di Tunisi, che viene scoperto l’edificio religioso più antico del mondo, risalente a più di 40.000 anni fa.
Tra il 4500 aC ed il 2500 aC circa si forma il deserto del Sahara (dall’arabo Ar Sahara, ossia “deserto” appunto) che condiziona di molto la presenza umana, senza però allontanarla: anzi, proprio in questo periodo arrivano i Berberi (così chiamati nel corso della storia forse dal greco onomatopeico ßa?-ßa?, bar-bar, usato per identificare un balbuziente, uno che parla a malapena il greco, e quindi per estensione uno straniero), provenienti da altre regioni quali principalmente gli odierni Sudan e Libia Naturalmente, i Berberi stessi non conoscevano il greco, e nel loro idioma si amavano definire “Amazigh”, ossia “uomini liberi”.

I FENICI

La situazione resta immutata per molti secoli e quindi possiamo dire che i Berberi siano il popolo indigeno tunisino per definizione, ma vedremo che questo Paese, con il passare del tempo, piacerà un po’ a tutti. I primi ad accorgesene sono i Fenici, che naturalmente noi chiamiamo così per una definizione data dai greci (“F??????”, Phoinike”, cioè Siriani, ed anche “porpora”, dal colore dei tessuti che producevano). In realtà essi si definivano Kena’ani, dal nome della loro regione (termine che ancora si trova nella Bibbia, sotto il nome di Cananei).
I Fenici salpano dalla loro capitale, Tiro (nell’attuale Libano), e si dirigono verso uno dei porti più commercialmente interessanti del Mediterraneo, Cartagine, dove si insediano nell’anno 814 aC. Secondo la leggenda, è Elissa (Didone), la sorella di Pigmalione, re di Tiro, che fonda la città, e questo ci riporta ad un libro che tutti quanti abbiamo letto a scuola, l’Eneide di Virgilio.
I Cartaginesi sono degli ottimi mercanti, ed iniziano a correre in lungo ed in largo per il Mar Mediterraneo sino a che, nel giro di un secolo e mezzo, la rete commerciale si estende a tutto il Nord Africa, alla Sicilia, alla Sardegna, alla Spagna (che prende il nome proprio dal loro termine, I-Shaphan, ossia “Isola dei topolini”), al Portogallo del sud.
In molte di queste terre vengono fondate anche delle colonie (Palermo, Tripoli, Cadice, Olbia...), e così il potere fenicio si estende al campo terrestre ed agricolo.
Cartagine così diventa sempre più importante, a tal punto da oscurare la stessa Tiro, che infatti, un po’ lasciata a se stessa, nel 664 aC viene conquistata da Assurbanipal, antico re assiro.

I ROMANI

Sul lato del Mediterraneo, invece, questo potere fenicio non piace ai greci, che nel 410 aC danno inizio ad una serie di battaglie per il controllo della Sicilia, meta commercialmente e territorialmente molto ambita da entrambi. Nella foga, i greci combattono sia con Cartagine che con i romani, che stanno iniziando a crescere, perdendo però su entrambi i fronti. Roma si espande ulteriormente, scende a Sud ed è qui, per il controllo ancora una volta della Sicilia, che scaturiscono le tre guerre puniche contro i cartaginesi. La prima inizia nel 264 aC, e l’ultima termina nel 146 aC, con la vittoria dei Romani. Su consiglio del senatore Catone (“Cartago delenda”), la capitale dell’impero fenicio viene rasa al suolo dall’esercito di Scipione e cosparsa di sale al fine di rendere le terre infertili e maledette.
Come scrivevo qualche riga più sopra, però, la Tunisia è un posto che affascina, e così i Romani ricostruiscono la città nel 122 aC, chiamandola “Colonia Junonia”; questa nuova Cartagine dura però solo 30 anni e bisogna aspettare che Giulio Cesare vi si rechi in visita nel 46 aC, due anni prima di morire assassinato, e decida che questo posto debba essere ricostruito come si deve. Grazie all’imperatore Augusto, finalmente nel 29AC il sogno si avvera, ed alla grande: Cartagine diventa “Colonia Julia Carthago” e viene nominata capitale delle “Province d’Africa”. Per vari secoli, “il granaio di Roma” prospera, ed a simboleggiare la ricchezza romana in Africa viene costruito il grande anfiteatro romano di El Jem, tuttora visitabile.

I VANDALI

Passano molti secoli tranquilli, ma un giorno in Germania un popolo guerriero e distruttore affila le armi e prepara la sua calata verso il Sud Europa: stiamo parlando dei Vandali. Nel 406 DC scendono in Gallia, la conquistano e la devastano terribilmente; tocca poi, nel 409, alla Spagna. Nel 427, il nuovo re dei Vandali, Genserico, prepara una vasta flotta e, da Gibilterra, salpa alla volta delle coste tunisine, in direzione, toh!, proprio di Cartagine, per approdarvi, almeno all’inizio, pacificamente. Nel 439, rompendo un trattato stipulato con i Romani, mentre tutti sono all’ippodromo per una grande festa, Genserico conquista la città che diventa la nuova capitale vandala. Da lì salpa per la Sicilia, risale l’Italia e nel 455 arriva alla nostra capitale (dove compie il famoso “sacco di Roma”). Nel 477, però, Genserico muore e nessuno dei successori è in grado di mantenere unito un regno così vasto e così diverso e così, nel 533, i Bizantini (cioè i Romani d’Oriente) vendicano le sconfitte subite dai loro colleghi dell’Impero d’Occidente: Belisario sconfigge i Vandali, li deporta e ne fa sparire le tracce; la batosta fu tale che di questi non è restato un documento, una pietra, nulla di nulla nonostante 95 anni di presenza in Tunisia.

LE CONQUISTE ARABE

Nel 632, da tutt’altra parte, e più precisamente a Medina, nell’attuale Arabia Saudita, muore Maometto senza lasciare nessuna indicazione su chi debba esserne il successore. L’Hijaz, la regione dell’Arabia che si affaccia sul Mar Rosso, è già tutta islamizzata; allo scopo di continuare a diffondere i precetti dell’Islam in tutto il mondo, prende allora il potere il miglior amico di Maometto, Abu Bakr, e nasce così il primo califfato (dall’arabo, “successore”) e l’inizio delle incursioni arabe.
Durante il califfato degli Omayyadi (661-750), la capitale del mondo Islamico si sposta a Damasco, in Siria, mentre le conquiste religiose interessano la Siria, la Persia (l’odierno Iran), la Turchia ed il Nord Africa: Oqba Ibn Rafaa, nel 670, entra in Tunisia, l’unica regione ad essere sino a quel momento dotata di buone infrastrutture urbane, agricole e commerciali; lì fonda la capitale dell’Ifriqiya (Libia occidentale, Tunisia, Algeria orientale), e la chiama Al Qayrawan, ossia “accampamento militare” – è l’odierna Kairouan. La città è ubicata in un ottimo posto, infestato da rettili ed animali selvaggi, in mezzo ad una fitta foresta, lontano dal mare e dagli assalti dei Berberi. Nel 698 gli omayyadi prendono anche Cartagine e questo accelera di molto l’islamizzazione del paese. Successivamente, si sposteranno sempre più a ovest, arrivando in Marocco, in Spagna (chiamando le terre conquistate con il nome di Al-Andalus) ed in Francia, sino ad arrestare la proprra corsa nel 732, con la famosa battaglia di Poitiers tra l’esercito franco Carlo Martello e quello omayyade di 'Abd al-Rahman ibn ‘Abd Allah al-Ghafiqi.
Agli Omayyadi seguono gli Abbasidi (750-1517), che spostano la capitale dell’Islam a Baghdad, nell’odierno Iraq, e, nell’800, lasciano la Tunisia nelle mani di un loro emiro (dall’arabo amir, “comandante”), Ibrahim Ibn Al-Aghlab, che fonda la dinastia degli Aglabiti (800-909). Per la Tunisia è un momento magico: cresce enormemente sotto tutti i punti di vista (economico, politico, culturale, artistico), e ci lascia in eredità la moschea di Sousse e praticamente tutti i ribat che abbiamo visitato.

LE RIBELLIONI BERBERE

E i berberi barbari, che fine hanno fatto? In realtà non si sono mai mossi dalla Tunisia; al limite sono scesi solo più a sud, scacciati prima dai Fenici, poi dai Romani, poi dagli Arabi, ed in molti si sono convertiti all’islam. Gli Aglabiti però sono sunniti, e dunque pensano che i berberi convertiti possano avere gli stessi diritti degli altri arabi, anche per quanto riguarda la successione al potere; questo si scontra fortemente con la corrente sciita, molto più rigida e conservatrice. Così, Ubayd Allah al-Mahdi Billah, aiutato dai berberi sciiti, schiera un esercito, attacca e mette in fuga gli Aglabiti. Nasce così il nuovo califfato dei Fatimidi (910-1100), la cui capitale si sposta da Kairouan a Mahdia fino al 972, e successivamente al Cairo (Al Qhairah, “la soggiogatrice”, a testimonianza della sconfitta del califfato locale) a seguito della conquista dell’Egitto.
Più o meno nello stesso momento, gli Aglabiti vengono sconfitti anche in Persia, e le successive dinastie, non arabe, vedono sì una Tunisia ancora musumlana sunnita, ma con regole diverse e completamente autonomo dalla capitale dell’Islam.
A controllare l’Ifriqiya vengono lasciati gli Ziridi (emirato berbero, 973-1148), che purtroppo non sono all’altezza della situazione: prima l’Algeria conquista l’indipendenza nel 1014, poi i Fatimidi stessi inviano un esercito di beduini (“abitanti del deserto”, in arabo) contro di loro, sconfiggendoli. I beduini si comportano un po’ come i Vandali e distruggono l’intera produzione agricola del paese e, nel 1057, anche Kairouan, che mai più ritornerà allo splendore di un tempo. Infine, in una Tunisia senza più terre fertili, praticamente convertitasi in un branco di pirati alla disperata ricerca di sostentamenti via mare, arrivano i Normanni dalla Sicilia a conquistare anche le città costiere.

LE INFLUENZE MAROCCHINE

Nel frattempo, nel vicino Marocco c’è un’altra battaglia in corso: quella tra i locali Almohadi e gli Almoravidi, dinastia berbera sahariana che aveva già conquistato Andalusia, Portogallo e una parte degli odierni Senegal e Mali.
Gli Almohadi, sciiti, si oppongono alla religione sunnita Almoravide, e nel 1147 riescono a conquistare Marrakech in maniera totale. La dinastia Almoravide cessa di esistere e gli Almohadi, conquista dopo conquista, nel 1159 unificano il cosiddetto Maghreb (“occidentale”, in arabo), ossia una regione costituita da Marocco, Sahara occidentale, Algeria, Tunisia e Libia. Poiché il territorio è molto vasto (la capitale della dinastia è addirittura a Siviglia, in Spagna) vengono affidati vari califfati alle differenti regioni; il controllo della Tunisia spetta ai marocchini berberi Hafsidi (1207-1574), e questi proclamano la loro indipendenza nel 1236, riprendendosi il controllo dell’Ifriqiya e ponendo la capitale a Tunisi. Da questo momento in poi, il Maghreb non verrà mai più unito ed il Marocco, con la dinastia dei berberi locali Marinidi, inizia la propria storia personale.
Grazie agli Hafsidi, la Tunisia riprende forza e vigore, sino a diventare nuovamente importante come centro commerciale ed economico del mediterraneo. È in questo periodo (1332-1406) che vive Ibn Khaldoun, uno storico arabo considerato il padre della moderna sociologia.

L’IMPERO OTTOMANO TURCO

Nel 1492 termina la Reconquista spagnola: gli arabi perdono sempre più terreno fino ad essere cacciati da tutta la Spagna (di loro resterà solo il nome, Andalusia); si spostano così in Ifriqiya e trasmettono alle popolazioni locali un sacco di tecnologie sull’artigianato e nell’agricoltura. La Spagna vorrebbere allora metter mano anche alla Tunisia, ma la stessa cosa vuol fare l’Impero Ottomano.
Vi ricordate dei Persiani? Eccoli di nuovo, questa volta con il nome di Turchi Ottomani. Nel corso dei secoli si sono insediati i Selgiuchidi, una dinastia persiana da cui discendono i primi veri “turchi” della storia; poi è arrivato Osman, poi il figlio Orkhan, poi infine Maometto II che ha posto fine all’Impero Romano d’Oriente, sempre divulgando la religione e l’alfabeto islamico. Ora vogliono continuare ad espandersi, e ci riusciranno, avendo la meglio sui rivali spagnoli; nel 1574 l’Impero Ottomano annette anche la Tunisia.
Gli Ottomani, musulmani non arabi, hanno le loro regole di derivazione persiana, quindi la prima cosa che fanno è mettere fine al califfato, come già avevano fatto a casa loro dopo la cacciata degli Aglabiti; introducono anche in Tunisia il sultanato (“sultano” era in pratica un califfo non arabo) e la gestione del Paese viene affidata ad un Bey (“capo”, un po’ come gli emiri arabi) indigeno di nome Hussein Ben Ali. Nasce così la dinastia Husseinita (1705-1956), l’unica ad essere di origini tunisine, e l’ultima prima dell’avvento della Repubblica.

IL PROTETTORATO FRANCESE

La Tunisia acquisice una grande autonomia, e mette in opera varie riforme importanti come l’abolizione della schiavitù, la creazione della propria bandiera (del 1831, disegnata sulla base di quella turca, Stato da cui dipendono) e, prima nel mondo arabo, della prima costituzione, nel 1861.
Poi, però, la catastrofe: prima una serie di decisioni controverse da parte dei bey, poi una richiesta fortissima di prestiti finanziari nel tentativo di occidentalizzare il paese portano la Tunisia a dichiarare bancarotta nel 1869. Le grandi potenze europee del momento (Francia, Italia ed Inghilterra) ne vorrebbero approfittare per mettere un piede in Tunisia, e così costituiscono e presiedono una commissione finanziaria internazionale per aiutare il Paese. Nel 1878, invece, un patto segreto tra Francia ed Inghilterra stabilisce che la Francia accetterà il controllo degli inglesi su Cipro se l’Inghilterra farà altrettanto nei confronti dei francesi sulla Tunisia. Detto fatto, nel 1880 i francesi trovano un pretesto per invadere la Tunisia dalla vicina Algeria, già colonia dal 1830. L’Italia, all’oscuro di tutto, protesta anche perché, delle tre, è l’unica priva di colonie (dato che ha raggiunto l’unità nazionale da poco) e perché aveva anche lei stipulato degli accordi con la Francia, accordi evidentemente non rispettati. In ogni caso, non se la sente di rischiare una guerra con la Francia e così, il 12 maggio 1881, la Tunisia viene annessa al Protettorato Francese.
Già nel 1884 tutte le cariche governamentali tunisine passano in mano ai francesi, che comunque sviluppano anche l’infrastruttura tunisina costruendo strade, porti, ferrovie e miniere: già nel 1884, la compagnia francese “chemins de fer de Bône-Guelma” amplia ed inaugura la TGM (il treno che collega Tunisi a La Marsa) e la Algeri-Tunisi, mentre è del 1888 la Sousse-Kairouan, del 1910 la Sousse-Sfax e così via.

HABIB BOURGUIBA E L’INDIPENDENZA

Alla fine della Prima Guerra Mondiale nasce nei tunisini un forte senso di nazionalismo. Uno di loro, Habib Bourguiba, nato nel 1903 a Monastir, avvocato e scrittore, laureato a Parigi, si iscrive al partito indipendentista Destour, per poi fondarne uno tutto suo, il Néo-Destour, che oltre all’indipendenza promuove la laicità dello Stato. Le repressioni francesi però si fanno sempre più dure e così Bourghiba prima viene allontanato verso il Sud del Paese, e poi, nel 1938, incarcerato in Francia con l’accusa di cospirazione.
Nel 1940 viene liberato da Mussolini, che spera di poterlo usare per fiaccare la resistenza francese nell’Africa del Nord, ma fa male i conti. Una volta in Italia, da “Radio Bari” Bourguiba sostiene un accorato appello alle truppe alleate, e così viene arrestato dai nazisti. Verrà messo in libertà nel 1944, quando gli alleati conquistano il Nord Africa.
Dopo aver ricevuto sostegno internazionale, Bourguiba rientra in Tunisia pronto per continuare la lotta contro i coloni francesi. Nel 1952 si acuiscono i problemi, nasce un fronte di resistenza armata tunisina e quando oramai siamo sull’orlo di una guerra, il nuovissimo primo ministro francese Pierre Mendès France annuncia il riconoscimento dell’autonomia interna tunisina e la formazione di un nuovo governo ad interim presieduto da tre membri del Néo-Destour, tra cui Habib Bourguiba.
L’indipendenza totale (a meno del porto strategico di Bizerte, ceduto solo nel 1963 dopo una breve ma cruda guerra fermata solo grazie alle richieste della lega Araba) viene firmata il 20 marzo 1956, ed immediatamente decadono tutti i titoli ottomani.
L’ultimo bey husseinita, Lamine Bey, in carica dal 1943, diventa allora Re Lamine I. Il suo nuovo regno durerà davvero poco, perché il 25 luglio 1957 viene proclamata la Repubblica e l’8 novembre dello stesso anno viene eletto Habib Bourghiba come primo Presidente della Tunisia.

LE RIFORME

Bourghiba parte subito in quarta: abolisce la poligamia, autorizza il divorzio, legalizza l’aborto, eleva a 17 anni alle ragazze l’età minima per contrarre matrimonio. Grazie ai ministri da lui eletti, mette fine al doppio insegnamento coranico ed occidentalizzato, rende la scuola pubblica e gratuita, blocca l’influenza dei religiosi sulla magistratura e dà il via ai corsi civili.
Uno stato laico, abitato da musulmani: è questo lo scopo di Bourguiba, che riesce bene nell’intento, facendo fare moltissimi passi avanti alla Tunisia. Alla fine degli anni ’70 l’economia decolla, nel 1975 il parlamento lo elegge addirittura Presidente a vita; poi però Bourguiba si ammala, e questo indebolisce lo Stato, già minato da continui tentativi di destabilizzazione. La corruzione inizia ad espandersi, e la lotta contro i musulmani, considerata paranoica, porta a gravi incidenti verso la metà degli anni ’80, con rivolte che si concludono anche tragicamente.

BEN ALI, IL SUCCESSORE

Nel 1987, Zine El-Abidine Ben Ali, di Sousse, diplomato nella scuola speciale militare e nella scuola d’artiglieria, e successivamente ingegnere elettronico, ministro della difesa prima e ministro degli Interni poi, decide che è il momento di intervenire: partendo da un rapporto medico, riesce a far valere l’articolo 57 della costituzione tunisina e fa destituire Bourguiba per vecchiaia, diventando così il nuovo Presidente.
Ben Ali prosegue nell’opera del suo predecessore: combatte ancor più aspramente i musulmani, incarcerando almeno 8000 persone e rendendo illegali vari partiti islamici, e pur di evitare attacchi al potere rallenta anche il processo di democratizzazione della Tunisia stessa.
Abolisce inoltre il mandato di Presidente a vita, autolimitandosi a due elezioni consecutive al massimo, ma alle proprie successioni si presenta come unico candidato, venendo eletto due volte di fila (nel 1994 con il 99,91% dei voti e nel 1999 con il 99,44%). Nel 2002 cambia un po’ idea, si toglie il limite al numero di mandati ed apre la candidatura alle presidenziali anche ad altri contendenti che però, a differenza del Presidente in carica, non possono, per legge, né usare la TV (tunisina o straniera), né la radio, né la stampa per poter diffondere i propri programmi elettorali. Ovviamente, Ben Ali viene rieletto, nel 2004, con il 94,9% dei voti.

LA TUNISIA OGGI

Nonostante questo regime di censura e di monopolio dell’informazione, la Tunisia è andata molto lontana rispetto ai Paesi che costituivano l’Ifriqiya: l’Algeria, dopo aver preso botte da orbi in seguito alla colonizzazione francese, dopo aver subito innumerevoli ingiustizie religiose, dopo il massacro patito per ottenere l’indipendenza, e dopo un colpo di stato ed una guerra civile, non è riuscita a rimettersi ancora completamente in carreggiata; la Libia, dopo la colonizzazione italiana, la scoperta del petrolio, il colpo di stato di Gheddafi, le guerre con Egitto ed USA e l’embargo, non ha neppure lei potuto migliorare la propria economia.
Se ci allarghiamo a confrontare la posizione della Tunisia rispetto al Nord Africa, è interessante confrontare i seguenti dati:

Paese
Analfabetismo
Posizionamento nel mondo:
% di PIL a persona
Disoccupazione
Lavoro nell’industria
% di poveri
Marocco

48%

146
11%
15%
19%
Algeria
30%
106
17%
13%
25%
Tunisia
25%
95
14%
23%
7%
Libia
18%
81
30%
23%
n/d
Egitto
42%
148
9,5%
17%
20%

 

Il Marocco è un Paese ancora povero, con molti disoccupati analfabeti e con un basso tenore di vita;
l’Algeria, nonostante ottime riserve di gas, non riesce a migliorare né il tenore di vita né il problema della disoccupazione, e spessissimo ci sono manifestazioni e proteste da parte di civili che si concludono con arresti e feriti; la corruzione inoltre rallenta lo sviluppo delle infrastrutture;
la Libia vive di petrolio, ma tutto va ai ricchi, come si vede anche dall’alto tasso di disoccupazione;
l’Egitto è il Paese più ricco, visto che produce musica e film per tutto il mondo arabo ed è una forte meta turistica, ma anche in questo caso i soldi vanno solo a pochi ed il tenore di vita degli altri è molto basso, come si può vedere dall’alta percentuale di povertà.
La Tunisia invece ha un’economia differenziata, grazie a liberalizzazioni, privatizzazioni, investimenti oculati, efficienza del governo e turismo, ed il tenore di vita è molto migliore, così come basso è l’indice di disoccupazione e la percentuale di poveri.

Le colonie fenicie
Carthago Delenda!, disse Catone
Genserico, re dei Vandali
Belisario sconfigge i Vandali
Il califfato Omayyade (661-750)
Il califfato Abbaside (750-1517)
Il califfato dei Fatimidi (910-1100)
Il califfato degli Almoravidi
e quello degli Almohadi (in verde)
L'impero Ottomano (1300-1683)
Le invasioni coloniali del sec. XX
Lamine Bey, ultimo bey husseinita
Habib Bourguiba
Pierre Mendès France
Ben Ali, presidente della Tunisia